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La ricostruzione dell'acquedotto romano

Il Ponte

La recente ristrutturazione e messa in sicurezza da parte dell’Amministrazione Pubblica e l’indagine tecnica e storica curata  dall'Architetto Louis Bochet.

PONT D’AËL

UNA GRANDIOSA OPERA IN MURATURA. UN’UNICA ARCATA CHE SUPERA IL TORRENTE GRAND EYVIA. 

Il monumentale ponte-acquedotto romano di Pont d’Aël (o Pondel) lascia ancora oggi meravigliati per il suo straordinario stato di conservazione e il suo notevole impatto storico e paesaggistico. Si tratta di una grandiosa opera in muratura, fondata su roccia, che supera il torrente Grand Eyvia con un’unica arcata, ad un’altezza di 56 m dal livello del corso d’acqua, su una lunghezza di oltre 50 m. Originariamente pensata per un doppio utilizzo, la struttura comprende un condotto idrico (specus) superiore, pavimentato in grosse lastre litiche e impermeabilizzato con cocciopesto idraulico, e al di sotto un passaggio coperto, largo 1,10 m, areato e illuminato da apposite aperture, accessibile tramite due ingressi rivolti a valle. 

IL CONTRIBUTO DEL PROGETTOEUROPEO POR-FESR 2007-2013 

La destinazione d’uso di questa grandiosa opera privata potrebbe essere riconducibile allo sfruttamento di risorse locali e nello specifico delle cave di marmo bardiglio, ampiamente utilizzato nell’Aosta di età imperiale. I recenti lavori svolti al sito di Pont d’Aël, nell’ambito del progetto europeo POR-FESR 2007-2013, hanno visto la realizzazione di una serie di indagini archeologiche seguite dal restauro conservativo del monumento e dal recupero del fabbricato adiacente al ponte-acquedotto unitamente alla realizzazione di un nuovo percorso di visita.  

STUDI, SCAVI, RICERCHEE RISULTATI SORPRENDENTI   

Gli scavi, condotti dalla Soprintendenza per i Beni e le Attività culturali dell’Assessorato Istruzione e Cultura della Regione autonoma Valle d’Aosta tra il 2010 e il 2013, hanno permesso di ottenere nuove informazioni relative al condotto idrico, alle modalità di fondazione del ponte-canale e al passaggio coperto. Gli ingressi presentano un arco a tutto sesto e una soglia con incavi quadrangolari in prossimità degli stipiti, funzionali all’alloggiamento di cardini. Il ponte, come ricordato nell’iscrizione (PRIVATUM), non era accessibile a tutti. La rimozione di depositi terrosi che riempivano il ponte sino alla quota dei due ingressi, frutto di un accumulo intenzionale in un momento difficilmente precisabile, ha permesso di acquisire dati sorprendenti sulla tecnica costruttiva del manufatto.  

UN PERCORSO NELLA STORIACHE AIUTA A COMPRENDERE  

Il ponte si presenta suddiviso da setti murari, perpendicolari alle pareti interne, che definiscono degli spazi funzionaliall’alleggerimento della struttura. La presenza di una risega lungo entrambe le pareti interne fa supporre l’esistenza di un tavolato ligneo che consentiva il transito sulle due sponde e permetteva, magari tramite botole, di ispezionare la struttura. L’antica strada romana di accesso al ponte-acquedotto sulla sponda destra, tagliata nella roccia, è stata oggi in parte integrata con una passerella in acciaio per consentire ai visitatori di raggiungere il centro di accoglienza e interpretazione del sito dopo aver compiuto un percorso ad anello.   

UNA STORIA CHE INIZIA CON CAIUSAVILLIUS CAIMUS  

Un’iscrizione posta al di sopra della chiave di volta, sulla fronte nord del monumento, consente di datarlo all’anno 3 a.C. e di attribuirlo all’azione imprenditoriale del padovano Caius Avillius Caimus, esponente di una facoltosa famiglia veneta legata al settore dell’industria edile e al trattamento delle materie prime, soprattutto dei materiali lapidei e dei metalli.

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